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Pubblicato il 18/01/2014 15:03

Lammidia, passione per il vino naturale

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di Giulia Grilli

Nei weekend la sveglia suona presto, molto presto. Perché il calendario, in questo periodo dell'anno segna un appuntamento imperdibile, la vendemmia. Così si abbandona l'abito lavorativo indossato fino al venerdi, e ci si dedica ad un'unica passione: il vino naturale Lammidia. Marco e Davide, pescaresi appena trentenni, inseguono, infatti, il sogno di formare un'azienda vinicola a tutti gli effetti, e di commercializzare i loro prodotti.

In rotta con tutte le regole di enologi e sommelier, contrari alle degustazioni classiche, questi due giovani adottano uno stile di vita "senza filtri" e sognano una rivoluzione sociale, culturale ed economica. Loro alle "favolette" del vino biologico ci hanno creduto fermamente, così nel 2010 hanno iniziato a sperimentare una vinificazione priva di tecnicismi e di sostanze chimiche, ma figlia del territorio e rispettosa dei cicli naturali.

Da mattina a sera, per tutto il weekend, Marco e Davide radunano i loro amici nelle campagne di Villa Celiera. Si scaricano le cassette di uva, si inizia con la torchiatura, si controlla attentamente ogni procedimento, in un sottofondo di risate e chiacchiere. E poi, ci si siede tutti insieme a tavola, dalla colazione alla cena, e si assaporano ricordi della tradizione contadina. E così, la dura giornata di lavoro sembra trascorrere più dolcemente, accompagnata, ovviamente, dal nettare di Bacco, rigorosamente Lammidia.

 

 

Perché avete deciso di dedicarvi ai vini naturali?

(Marco) La passione è nata da consumatori, perché abbiamo iniziato ad assaggiare e bere questo tipo di vini. La curiosità ci ha spinto a cercare di capire come si potessero produrre, e ci siamo trovati a discutere spesso con chi da sempre sostiene che fare un vino senza niente di chimico dentro e riuscire a farlo conservare sia impossibile. Alla fine abbiamo pensato: perché non provarci e vedere che succede? E così sono quattro anni che ci dedichiamo a questo progetto, studiando, girando per cantine e documentandoci costantemente.

 

Ma cos'è un vino naturale?

(Marco) C'è molta confusione oggi tra vino naturale, biologico e biodinamico, e non c'è ancora una disciplina che regoli  bene questo mercato. Il vino fatto convenzionalmente viene trattato dagli enologi e dai produttori come un malato. Sin dalla raccolta si parte con l'aggiunta di lieviti e solforosa sul mosto, controlli della temperatura, mille additivi, interventi come l'osmosi inversa. E poi filtrazioni continue e aggiunta di solfiti ad ogni travaso. Alla fine il vino ogni anno è sempre uguale, tecnicamente preciso, ma è un prodotto morto. Noi utilizziamo solo uva biologica, senza alcuna sostanza chimica, ecco perché è naturale.

 

 

Come riuscite ad equilibrare la formazione di lieviti e batteri?

(Marco) Prima di tutto operiamo una pulizia meticolosa della cantina, dei tubi e di tutta l'attrezzatura che utilizziamo. Durante la fermentazione si creano lieviti e batteri, ma è giusto che ci siano, secondo il nostro parere, perché conferiscono un corredo di profumi e gusto al vino. Altra cosa, invece, è quando non si forma un equilibrio, e allora il vino non è buono.

 

E vi è capitato che non uscisse bene?

(Marco) Si, quando abbiamo provato una vinificazione in carbonica, mettendo tutti i grappoli in un tino e torchiando dopo due settimane. Volevamo un vino più leggero, meno tannico, più aromatico e pronto subito. Il problema è sorto in relazione alle temperature della cantina, in quanto con lo scendere del termometro la fermentazione malolattica è terminata, mentre quella degli zuccheri no. I batteri lattici hanno aggredito gli zuccheri trasformandoli in acido acetico, e quindi il vino se n'è andato all'aceto!

 

 

Quante tipologie di vini fate ogni anno?

(Davide) Bianco, rosso e spumante, ma dipende dalla vinificazione, quindi in totale arriviamo a anche a undici vini diversi. L'uva della nostra vigna a Montesilvano Colle ieri è stata utilizzata per un bianco che verrà molto arancione perché abbiamo riempito un tino lasciando le bucce, poi un rosso e un rosato in macerazione carbonica. Abbiamo continuato con lo spumante bianco, e il mosto rosato per fare lo spumante rosato a febbraio. Sperimentiamo molto in base all'istinto e alla logistica.

 

Che cosa vuol dire Lammidia?

(Davide) "La mmidia" è l'invidia in dialetto abruzzese. Quando una persona ha il malocchio, le vecchie donne che conoscono la tradizione, sanno vederlo seguendo una pratica pagana in cui vengono versati in un recipiente acqua e olio. Se quest'ultimo forma un macchione centrale, come se fosse un occhio che ti guarda, allora hai la mmidia. Le preghiere di queste donne possono liberarti dalla maledizione che qualcuno ti ha fatto. Il primo anno che abbiamo deciso di fare vino non partiva la fermentazione, così mia nonna è venuta e mi ha detto che qualcuno ci aveva fatto il malocchio. Al termine del rito è partita la fermentazione! Così, un po' per gioco, ogni anno ripetiamo la pratica, e il nostro vino non poteva che avere questo nome.

 

 

Quali sono i pregi dei vostri vini?

(Davide) Prima di tutto sono salutari, e il giorno successivo, anche dopo aver bevuto diversi bicchieri, non si ha il classico mal di testa. I solfiti, normalmente contenuti nei vini, hanno dei limiti di legge, il che vuol dire che sono una sostanza potenzialmente tossica. Il fatto di lasciare che sia solo l'uva a fare il suo lavoro, crea delle caratteristiche immediatamente riconoscibili e vini con una forte identità. Da quest'anno, poi, abbiamo inserito sull'etichetta "agitare prima dell'uso" perché per noi il vino è un succo di frutta fermentato.

 

Quali sono le previsioni per il futuro di Lammidia?

(Davide) Sicuramente vogliamo migliorare per poter garantire un prodotto che sia costante nel tempo. Stiamo cercando di crescere con piccoli passi, autofinanziandoci, perché non vogliamo rivolgerci alle banche, siamo contrari. Preferiamo un'economia sana. Ci piacerebbe coinvolgere altre persone nel nostro progetto, affittare vigne abbandonate, recuperare botti inutilizzate, chiedere ai contadini di vendere l'uva a noi piuttosto che alle cantine sociali seguendo le nostre modalità di lavorazione e con un pagamento superiore e a breve termine. Puntiamo a diventare un'azienda sostenibile, e ad entrare nel mercato il prima possibile, perché questo sarà il nostro futuro.

 

 

 

 

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