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Pubblicato il 24/01/2014 11:11

Leardi, quando la birra è femmina

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di Giulia Grilli

Questa è una storia che racconta di artigianalità, di una famiglia, e di una bevanda tra le più antiche e diffuse al mondo. Non importa che sia bianca, rossa, bionda o scura, perché per Leardi la birra è femmina e cammina di pari passo con la convivialità.

 

Tutto inizia nel 2012, quando Marco, Gianni e Maria Vittoria, i fratelli Leardi appunto, si riuniscono decidendo di investire la loro vita in un progetto comune. E mentre Marco, che da tempo coltivava l'hobby di fare la birra a casa, abbandona l'idea di lavorare nell'industria farmaceutica dopo la laurea in biologia, Maria Vittoria cerca un motivo per tornare a Pescara da Roma, e Gianni subisce tutti i problemi del porto che influiscono negativamente sul suo impiego. I tre fratelli iniziano così a specializzarsi in produzione, imprenditoria e degustazione di birre seguendo vari corsi specifici.

 

"Durante le lezioni che ho frequentato all'Università di Perugia ho conosciuto diverse persone che oggi lavorano nel settore" racconta Marco. "Dopo la fase teorica sono andato nel birrificio Desmond a Spoltore  per imparare il mestiere, perché è il modo migliore di apprendere. Il suo impianto, tutt'oggi, è quello che utilizzo per fare la birra Leardi".

 

Per ora Marco, Maria Vittoria e Gianni non pensano di investire in macchinari per aprire un loro birrificio, perché sarebbe un impiego economico molto alto. Nell'ultimo anno e mezzo, poi, il numero di birrifici in tutt'Italia è raddoppiato, passando da 300 a 600. E se prima la birra artigianale era un prodotto di nicchia, oggi sempre più consumatori decidono di pagare una somma superiore per bere un prodotto diverso, che abbia una storia da raccontare.

 

 

Ma qual'è la differenza tra una birra artigianale e una industriale?

La birra artigianale è un prodotto vivo, con sapori e profumi intensi. Quella industriale, invece, viene sottoposta a pastorizzazione per assicurare una produzione standardizzata, in cui ogni bottiglia abbia all'interno lo stesso identico liquido.

 

Come si fa una birra? Quali sono le fasi di produzione?

Si macinano i malti e si aggiungono all'acqua per poi portarli a temperatura. Questa prima fase, chiamata ammostamento, permette di produrre gli enzimi che scinderanno gli zuccheri composti in zuccheri semplici. Il mosto viene quindi filtrato e fatto bollire con il luppolo, ingrediente che dà l'amaro, il sapore e il profumo alla birra. Le spezie, eventualmente, si aggiungono in questa fase. Infine, il liquido bollente si fa raffreddare velocemente, per essere inserito nel fermentatore assieme al lievito che agisce, prospera, si moltiplica e digerisce gli zuccheri producendo alcool e anidride carbonica, che se viene persa in questa prima fase, può essere prodotta con una seconda fermentazione, spesso fatta in bottiglia.

 

E le materie prime dove le reperite?

Molti birrifici italiani acquistano malto e luppolo dal Nord Europa: Belgio, Inghilterra o Francia. Nonostante il nostro paese sia produttore di orzo non c'è una buona offerta di malto. Ci sono soltanto tre malterie in tutto il territorio: due servono principalmente le grandi industrie e richiedono ordini minimi che un birrificio artigianale non può permettersi. Il terzo è ad Ancona, ed è composto da piccoli produttori che, grazie all'aiuto della Regione, hanno messo su un piccolo maltificio. Questo sarebbe il progetto che vorremmo sviluppare anche qui in Abruzzo, con il polo della birra di Spoltore tra i marchi Desmond, Almond e Leardi. Riuscire a lavorare con i malti fatti in loco comporterebbe una differenza abissale nella produzione, un miglioramento notevole.

 

 

Anita blond, Cabiria, Emmamara, Fatina nera, Sara weiss e Sofi strong. Tutti nomi di donna per identificare le birre Leardi che secondo Marco, come prima cosa, devono piacere al birraio! Il filone principale è quello americano e anglosassone, con birre luppolate e gradazione medio alta. Non mancano, però, anche quelle in stile belga come la blanche a bassa gradazione, speziata e acidula o la strong, di colore rosso scuro, da otto gradi e sapore leggermente dolce.

 

 

 

 

 

"I nomi delle birre Leardi sono quelli delle mie figlie, delle figlie di mio fratello e il nomignolo di mia madre. Sto ancora aspettando di creare una ricetta per mia moglie! Anche lei ha sposato l'attività e fa parte della nostra avventura. Cabiria, invece, è stata prodotta per i 150 anni dalla nascita di D'Annunzio" racconta Marco.

 

Dal 2012 a oggi, i fratelli Leardi hanno portato avanti il loro progetto con passione e dedizione, inaugurando anche un punto vendita nel centro di Pescara, in via Cesare Battisti. Dalla piccola stanza iniziale con i bicchieri di plastica, sono passati ad un locale più grande, bicchieri di vetro per una vera mescita, tavolini e sedie. "Invece di avere un ufficio abbiamo preferito seguire lo spirito conviviale proprio della birra" spiega Marco. "Oggi le persone vengono da noi, si siedono, bevono e mangiano qualcosa. E' successo spesso che ci fosse una maggioranza schiacciante o totalitaria di clienti donne! Forse perché la birra ha una gradazione alcolica inferiore rispetto al vino, forse perché questo è un posto tranquillo, forse perché questa bevanda va di moda, o forse perché, come dico sempre, la birra è femmina...".

 

 

 

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