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Pubblicato il 28/11/2014 10:10

Sodalizio tra arte e impresa, gli intenti comuni del D/A/C

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di Giulia Grilli

Si è tenuto lo scorso 22 novembre, all'Alviani ArtSpace di Pescara, il 14° meeting D/A/C (acronimo di Denominazione Artistica Condivisa), promosso da RAM RadioArteMobile e Fondazione Aria, Fondazione Industriale Adriatica. Una vera e propria tavola rotonda intitolata Common Aims-Intenti Comuni, volta a sottolineare e promuovere nuovi incontri tra due realtà apparentemente molto distanti, Arte e Impresa.

 

La realizzazione di progetti nati dall'interazione di queste entità, creativa ed economica, sta diventando un motore di sviluppo culturale, sociale e territoriale da non sottovalutare. Solo la sensibilità dei grandi talenti può delineare un futuro migliore per la costruzione della realtà che ci circonda, contro una decadenza dettata da un andamento collettivo non sempre orientato alla bellezza che storicamente è appartenuta al nostro paese. "In alcuni ambiti imprenditoriali si sta diffondendo la volontà di essere artefici, di essere creativi" ha affermato Enrico Marramiero, Vicepresidente della Fondazione Aria. "Viviamo in un periodo di crisi economica che provoca un appiattimento culturale, ma dobbiamo avere il coraggio di cambiare. Guardando al passato possiamo cercare l'eccellenza territoriale che da sempre ci circonda, la cui valenza deriva dall'aspetto artistico".

 

La caparbietà e la voglia di concretizzare ciò che si ha in mente costituiscono il motore attraverso il quale le idee prendono forma. Questo il punto di vista di Mario Pieroni, ideatore e promotore dei D/A/C, meeting itineranti finalizzati al dialogo tra lo spirito imprenditoriale di un artista e l'animo creativo di un imprenditore.

 

Enrico Marramiero

 

Ne è un esempio tangibile il Vigne Museum, progetto realizzato dall'artista Jean-Baptiste Décavèle e dall'architetto Yona Friedman per l'azienda vinicola Felluga. Immersa tra le colline e le vigne, quest'opera è nata per commemorare i cento anni di Livio Felluga, uomo lungimirante che in tempi storici avversi è riuscito a ridare vita alla campagna friulana, grazie alla diffusione di coltivazioni di alta qualità. "L'arte sostiene le buone iniziative", ha affermato Maurizio Felluga, "e sono sicuro che da collaborazioni come questa possano nascere forme turistiche di contaminazione in grado di unire enogastronomia, territorio e cultura".

 

Secondo Jean-Baptiste Décavèle, l'influenza del luogo e del fattore umano è stata determinante per la riuscita dell'opera che, sulla base delle intenzioni della Friedman, viaggia in balia del tempo e delle contaminazioni che contribuiranno ad una trasformazione priva di controllo, intesa a sottolineare l'eterno divenire a cui siamo sottoposti.

 

Jean-Baptiste Décavèle

 

E alla domanda di Cecilia Casorati, nuovo direttore artistico della Fondazione Aria e moderatore dell'incontro, che sin dall'inizio ha interrogato i presenti sulla possibilità che l'artista diventi oggi uno sponsor di idee, Décavèle risponde "Si, può diventarlo nel momento in cui si sviluppa una profonda collaborazione umana".

 

Interessanti le conclusioni dell'artista Liliana Moro, coinvolta in un progetto commissionatole da Ermenegildo Zegna. "Quando si realizzano opere che si integrano con un territorio ben definito e con le persone che lo popolano, è importante comprendere anche l'utilità e la funzionalità di ciò che l'artista vuole creare. Non si può prescindere dalla realtà in cui l'opera prenderà vita", ha commentato la Moro.

 

Cecilia Casorati

 

Forte e incisivo l'intervento di Getulio Alviani, ideatore plastico, che con grande vigore ha affermato "Tutto ciò che ci circonda dovrebbe essere prodotto da ingegneri, designer, architetti e artisti validi. Purtroppo, le cose sembrano essere cambiate perché oggi la politica detta le regole affinchè vengano create cose aberranti da gente inetta! Sono estremamente critico perché ho a cuore ciò che viene costruito, ma sono consapevole che per avere una risonanza la critica dovrebbe essere mossa da una comunità. Abbiamo la possibilità di innovare, e non dobbiamo seguire le regole della massa, ma ciò che i migliori hanno in mente. Di grandi uomini ce ne sono pochi, così come di Albert Einstein ce n'è stato uno solo".

 

Alviani, che nel Fuori Uso del 1995 creò, all'interno dell'ex Aurum, il tunnel che conduce nello spazio espositivo che da lui prende il nome, è stato, senza alcun dubbio, l'ospite più atteso dell'evento. Un regalo anticipato per l'Alviani ArtSpace, che grazie all'impegno del giovane direttore artistico Lucia Zappacosta, festeggia, il 28 novembre, il primo biennio di attività. "E' importante per me e per tutti i creativi con cui ho collaborato in questi due anni, presentare lo spazio ad Alviani" ha concluso Lucia. "Tutte le mostre che abbiamo realizzato sono collegate al Tunnel inteso come luogo di passaggio spazio-temporale tra una dimensione e un'altra, nella visione più ampia del concetto".

 

Getulio Alviani e Lucia Zappacosta

 

 

 

Foto di: Manuel Vallescura

 

 

© Riproduzione riservata

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