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Pubblicato il 24/11/2012 11:11

Francesco Sabatini e i segreti della lingua italiana

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di Marcella Pace

 

Se si pensa agli abruzzesi illustri, quelli che hanno portato l'eccellenza della nostra regione in Italia e oltre, non si può non citare Francesco Sabatini. Originario di Pescocostanzo, è stato docente di Storia della lingua italiana e Filologia Romanza in moltissime università italiane. Il professore è stato il primo presidente non toscano dell'Accademia della Crusca,  l'istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana, nato nel 1583 a Firenze. Durante la sua presidenza, dal 2000 al 2008, Sabatini ha realizzato una vera e propria rivoluzione nella più antica accademia linguistica del mondo, di cui è oggi presidente onorario, istituendo il sito web, riordinando e informatizzando il proprio archivio storico. «Il web è senza dubbi un mezzo invasivo e pervasivo che alimenta la comunicazione –  mi ha raccontato Sabatini, poco prima del suo intervento nel corso di uno dei meeting del Lions club Pescara Host- . Quando ci troviamo ad utilizzare questo sistema di comunicazione, possiamo concederci le abbreviazioni. Di per se le scritture brevi non sono nulla di nuovo e di strano. Nel medioevo si scriveva tutto abbreviato, per risparmiare sulla pergamena e sul lavoro costoso dei copisti. Il danno e l'errore possono derivare dal fatto di pensare che le forme abbreviate siano sufficienti. Bisogna saper leggere e scrivere secondo altre forme. Ampie e caloriche». 

Sabatini ha inoltre ideato il programma della “Settimana della lingua italiana nel mondo”, iniziativa volta alla promozione della nostra lingua, che si svolge ogni anno dal 2001 in tutti gli Istituti Italiani di Cultura, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, divenendo promotore di una vera e propria “crociata”. Quella contro l'esclusione della lingua italiana dalle conferenze, dai bandi, dagli appalti e dai brevetti dell'Unione Europa, che rappresenta un declassamento culturale della nostra lingua oltre che una spesa economica imponente. «La lingua italiana – ha dichiarato il professore -  è debole perché non usata intensamente o usata con poco affetto. Pensiamo alla proposta del ministro della pubblica istruzione, Francesco Profumo, di rendere obbligatoria dal 2014 la lingua inglese per tutti i corsi delle lauree specialistiche e dei dottorati. L'errore sta nell'obbligatorietà. Nella didattica si crea un pensiero e dunque sono necessarie una scioltezza e una padronanza assolute della lingua. Nessuno nega l'importanza dell'inglese, ma non è possibile vietare l'uso della lingua italiana». Anche a proposito dei forestierismi, tutti quei termini provenienti da altre lingue che entrano nell'uso comune dell'italiano, Sabatini ha precisato: «Le parole straniere giungono perché portatrici di oggetti e concetti nuovi. Bisogna poterle selezionare. A volte tradurle, adattarle o anche confermarle nella loro forma, quando non c'è altro modo di sostituirle. Tuttavia molti spesso pensano di potersi distinguere dalla massa, utilizzando una miriade di termini stranieri, talvolta sbagliandone pronuncia, significato e grafia e mostrando invece un estremo provincialismo ed esibizionismo». 

A proposito degli influssi dei termini popolari o dialettali, nella forma colta della lingua italiana, il linguista ha spiegato che quando questi «hanno requisiti di funzionalità, di espressività, e via via diventano parole di diffusione maggiore, riempendo un vuoto, possono realmente fondersi nella lingua. Pensiamo alla parola “ciao”. Questo termine, ormai utilizzato in tutto il mondo come forma di saluto, deriva dal dialetto veneziano, dove indicava lo “slavo servo”, per poi divenire “servo tuo” e via via imporsi nella forma e nel significato che conosciamo noi». 

Il professore ha svolto e svolge anche un'intensa attività di studi e di promozione culturale in Abruzzo, sua regione di origine. Dal 1965 è Deputato della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, della quale è stato anche presidente. Ha condotto ricerche sugli insediamenti medievali, sulla storia culturale e linguistica della regione e in particolare sulle vicende legate alla storica "Via degli Abruzzi". «La coscienza storica e culturale della propria regione è indispensabile- ha precisato il professore-. Se non conosciamo il territorio dove prevalentemente viviamo, commettiamo dei gravissimi errori». 

 

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