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Pubblicato il 01/03/2013 09:09

Le contaminazioni degli “Sheta Vayas”

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di Marcella Pace

Di poche parole. A parlare per lui è la sua chitarra, che suona con una naturalezza e una passione senza eguali. Insieme al suo gruppo, poi, l'equilibrio è perfetto. Lui è Manuel Virtù, chitarrista pescarese, fondatore nel 2009 del gruppo Sheta Vayas, dal nome di un antichissimo strumento a percussioni originario della Campania, ma ben radicato nella tradizione popolare abruzzese, come nell'antica festa di Sant'Antonio. 

La splendida avventura di questa band, la cui età media è di soli 25 anni, e dal genere musicale indefinibile, frutto dell'amore spasmodico verso la musica con la M maiuscola, e verso le più particolari e passionali contaminazioni di culture, inizia con la vittoria, nel 2009 appunto, di Manuel del talent show abruzzese “Provaci”, scritto e condotto sull'emittente Rete8 da Maria Rita Piersanti. Con la sua chitarra Manuel conquista la giuria della finalissima del programma, aggiudicandosi la possibilità di registrare un disco con la “Cinik Records”. Manuel trascina in questa nuovissima avventura, altri due giovani musicisti abruzzesi, Daniele Di Pentima alle percussioni e Cristian Caprarese alle tastiere e al pianoforte. Nasce così il primo album degli Sheta Vayas, “Gipse Lune”. «I nostri album – rivela Manuel – sono sempre il racconto di una storia. Una storia d'amore tra due persone. “Gipse Lune” ha rappresentato l'inizio di questa storia d'amore. La fase del corteggiamento, dell'innamoramento, con ritmi lenti e profondi. Adesso, con il secondo album, al quale stiamo lavorando, siamo pronti ad entrare nel vivo della storia. Il disco, interamente autoprodotto, si chiamerà “Flogistum”, un termine, coniato da noi, che trae spunto dal latino e si avvicina molto al nostro “fuoco” e intende narrare proprio la passione che brucia. La fiamma che si accende. La parte viva e concreta di una storia tra due persone. E gli album andranno avanti così».

Per questo secondo disco gli Sheta Vayas si sono arricchiti di un ulteriore componente, il bassista Emanuele Zazzara e il disco sarà il frutto di collaborazioni con musicisti  di altre provenienze. «Abbiamo intenzione – spiega ancora Manuel – di registrare alcuni brani per poi inviarli a musicisti rom con i quali ho già collaborato, per far aggiungere la loro impronta. La nostra musica nasce proprio dalle contaminazioni di vari generi musicali, dalla musica balcanica, al flamenco, dallo swing francese alla musica abruzzese, al gipsy. E' una vera world music. E di altrettanti strumenti musicali. Spesso usiamo il bouzuki, uno strumento musicale greco, la balalaica, il liuto o chitarre di ogni genere». Ma a rendere speciale questo gruppo c'è anche un altro aspetto, che è sempre questo appassionato chitarrista a rivendicare con orgoglio. «Cristian, Emanuele e Daniele provengono dal genere jazz, dallo studio della tecnica al Conservatorio. Io dalla musica delle comunità rom, con un approccio più carnale e meno mentale. Più di cuore che di testa. Ma è proprio la fusione tra noi quattro che ci permette di raggiungere la sintesi perfetta tra istinto e tecnica. Nella nostra musica c'è ricerca continua, profondità, virtuosismo, ma allo stesso tempo grande semplicità. E insieme, partendo dalle nostre esperienze, creiamo la nostra musica. Nel nostro gruppo siamo tutti uguali. Nessuno è leader, nessuno ha un ruolo di primo piano. Tutti abbiamo la stessa passione per la musica ed è quello che muove ogni nostro progetto. Purtroppo però, non sempre riusciamo ad essere apprezzati. Soprattutto in Italia. Spesso facciamo concerti all'estero. In Italia le persone forse sono troppo abituate a generi musicali di ascolto più facile, e basta guardare i risultati dell'ultimo Sanremo. Negli ultimi tempi, però, siamo riusciti a trovare delle belle collaborazioni anche con arti diverse. Abbiamo suonato durante reading, mostre d'arte o performance di sand painting (l'arte di disegnare sulla sabbia, ndr). C'è voglia di emergere tra i giovani. E per farlo spesso è necessario unirsi e collaborare».

La copertina del primo album degli Sheta Vayas, "Gypse Lune", disegnata da Emilio Patrizio

© Riproduzione riservata

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