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Pubblicato il 23/06/2014 08:08

I dubbi di Berlusconi sulla riforma del Senato

berlusconi

La riforma del Senato non sembra convincere i senatori azzurri e Silvio Berlusconi. Il punto di fondo, riferiscono i senatori che hanno potuto parlare con Silvio Berlusconi, e' trovare un meccanismo che eviti che il futuro Senato sia un "Comintern", a netta prevalenza del centrosinsitra, visto che esso e' oggi dominante nei Consigli Regionali e nei Comuni. Forza Italia ha incassato un ridimensionamento dei sindaci rispetto ai consiglieri regionali ma registra ancora due ordini di problemi. Il primo e' il meccanismo elettivo definito dagli emendamenti: In essi si dice che 74 senatori sono eletti dai Consigli Regionali tra i loro membri, e poi che ciascuno degli stessi Consigli elegge un sindaco: ma visto che il centrosinistra ha oggi la maggioranza in un numero piu' alto dei Consigli, esso eleggerebbe quasi tutti i 21 sindaci-senatori (tranne Veneto e Campania). Insomma i sindaci vanno eletti nella stessa tornata dei consiglieri-senatori. In secondo luogo gli emendamenti stabiliscono che i Consigli votano con metodo proporzionale, ma sulla base della "loro composizione". Pero' i sistemi elettorali regionali assicurano premi di maggioranza al vincitore, quindi il centrosinistra ha in ogni Regione un numero di consiglieri superiore rispetto al voto reale dei cittadini. Fi chiede una proporzionalita' rispetto ai voti di lista, e non ai seggi nei Consigli. Un'altra modifica ottenuta da Fi e' che il numero dei senatori non sia uguale per tutte le regioni ma proporzionato al peso demografico. Visto che Fi va bene in alcune grandi regioni, a partire dalla Lombardia, potrebbe spuntare piu' senatori. Ma il taglio a 74 del numero dei consiglieri regionali-senatori fara' si che in molte Regioni medie e piccole gli azzurri siano danneggiati, visto che M5s e' il secondo partito in molte realta'. E regioni come Marche, Abruzzo, Umbria o Basilicata potrebbero non esprimere nessun senatore "azzurro". Infine, il discorso dell'elezione del Presidente della Repubblica. Il ddl Boschi assegna il compito a Camera e Senato, escludendo gli attuali tre delegati di ogni Regione. Ma con i nuovi rapporti di forza numerci tra i due rami del Parlamento la maggioranza della Camera avrebbe i numeri per eleggere da sola il Capo dello Stato. La richiesta di Forza Italia era di ripristinare i delegati regionali, nel numero di sei, ma gli emendamenti si sono fermati a 3, lasciando insoddisfatti Berlusconi e Fi. 

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