"L'Aquila, citta' della cultura, citta' chiamata a demolire e ricostruire, puo' ricostruire nello stesso punto, e con lo stesso aspetto i mostri degli anni delle 'mani sulla citta'', delle soprintendenze distratte?": se lo chiede, sul suo profilo Facebook, il sindaco, Massimo Cialente, che la prossima settimana ha invitato il ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, il quale arrivera' insieme al capo dell'ufficio legislativo del Ministero. Cialente ritiene che "si debba andare a una scelta politica che contempli le esigenze dei cittadini proprietari, ma anche il rispetto dei nuovi e moderni criteri del rispetto del vincolo archeologico o del paesaggio. Tra 10, 15 o 50 anni il mondo potrebbe rimproverarci di non aver saputo ricostruire secondo gli attuali canoni culturali". Secondo il sindaco della citta' devastata dal terremoto nel 2009 "questa e' una delle grandi questioni culturali, di valore internazionale". Con Bray, al telefono, racconta Cialente, "abbiamo avuto un acceso dibattito sulla ricostruzione della citta', dove era, come era. Mi sono battuto e mi battero', confortato dagli storici dell'arte italiani e internazionali, affinche' cio' valga per la zona A del centro storico (escludendone gli edifici incongrui, vale a dire gli ecomostri del centro storico, che pure vi sono). Si pone il problema - a fronte delle demolizioni nelle cosiddette aree a breve, quelle a ridosso delle mura, gli scandali degli anni '50-'70 - se ricostruire li' come era e dove era. Al ministro ho chiesto di venire e capire"
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