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Pubblicato il 10/04/2013 06:06

Porto Pescara, l'Arta dà l'ok al dragaggio

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Amicone: "In base alle analisi le operazioni possono iniziare, ma i lavori non iniziano perché impresa e Provveditorato non sanno dove portare il materiale dragato"

"Il dragaggio del porto di Pescara potrebbe iniziare, sulla base delle analisi effettuate sul materiale, ma non credo che inizi perche' solo 5 o 6 mila metri cubi di questo materiale puo' essere destinato direttamente a ripascimento mentre per il resto non si sa ancora dove va". Con queste parole il direttore generale dell'Arta Mario Amicone si e' espresso stamani sui lavori di dragaggio del porto di Pescara promossi dal Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, per un totale di 200mila metri cubi, affidati alla ditta Sidra.

Amicone, annunciando che l'Arta ha consegnato ieri tutto il materiale sulla valutazione e validazione delle analisi effettuate per conto della Sidra, ha detto polemicamente che "forse l'impresa e il Provveditorato pensavano di utilizzare come pretesto il ritardo dell'Arta per non iniziare i lavori perche' in realta' loro non sanno dove portare il materiale dragato. Nelle scorse settimane, ha aggiunto Amicone, hanno cambiato diverse volte idea e hanno anche pensato ad una staccionata sul mare. Ora hanno accettato la nostra prescrizione di impermeabilizzare la vasca di colmata ma non hanno fatto ancora niente". Ecco perche' Amicone, cosi' come gli armatori, teme che lunedi' i lavori non cominceranno. 

I tecnici dell'Arta hanno spiegato che, a parte i 5.000 metri cubi da destinare a ripascimento senza alcun trattamento, la parte restante del materiale dragato andra' comunque trattata per essere riutilizzata pur essendo non pericolosa. Il trattamento puo' avvenire con l'impianto per il soil washing, che non e' ancora disponibile, cosi' come non e' disponibile la vasca di colmata dove stoccare il materiale. Le analisi, hanno aggiunto, hanno riguardato 129 campioni, comprensivi quelli della cassa di colmata (76). Per le aree a mare i campioni analizzati sono stati 53, tra la darsena e il porto canale, e sono stati confrontati 1600 parametri. Le risultanze del lavoro dell'Arta sulla destinazione del materiale non coincidono con quanto annunciato a Pescara dal sottosegretario alle Infrastrutture Guido Improta nella sua ultima visita in citta', in quanto aveva parlato di ben 120mila metri cubi da destinare a ripascimento della costa, non solo quella pescarese. Aveva anche assicurato che i lavori sarebbero partiti il 3 aprile, ma questa data e' slittata al 15.

"I ritardi non derivano da noi" - ha assicurato Amicone spiegando tutto il lavoro svolto dall'Arta ed evidenziando di aver ricevuto "a rate" il materiale da analizzare e validare, cioe' un po' per volta, tra l'8 e il 27 marzo. La convenzione, invece, e' stata rispedita "tre giorni dopo averla ricevuta". In questo modo Amicone ha risposto agli attacchi del provveditore, Donato Carlea, che ha evidenziato in una lettera i presunti ritardi dell'Arta accusandola di rallentare l'inizio del dragaggio, e anche alle dichiarazioni del sottosegretario, che pero' e' stato informato dal primo e quindi sarebbe in "buona fede" - per Amicone. 

La marineria preoccupata per i ritardi accumulati

La marineria pescarese, sfiduciata e stremata, torna ad esprimere preoccupazione per l'avvio dei lavori di dragaggio del porto, che, contrariamente a quanto annunciato nei giorni scorsi, potrebbero slittare nuovamente ed invita tutti ad 'assumersi le proprie responsabilità', perche' c'e' il rischio che 'scoppi il finimondo'.

Nel corso della conferenza stampa organizzata dall'Arta per illustrare i risultati delle analisi sui sedimenti, Mimmo Grosso, in rappresentanza della marineria, ha affermato che il provveditore alle Opere Pubbliche, Donato Carlea, 'si deve assumere delle responsabilita' serie nel caso in cui lunedi' non arrivi la draga. Se, infatti, lunedi', contrariamente a quanto annunciato venerdi' scorso, non avra' inizio il dragaggio - ha evidenziato Grosso -, Carlea dovra rispondere non a noi, ma al capo della Procura della Repubblica'.

'Se non vedremo arrivare la draga - ha aggiunto - c'e' il rischio che scoppi il finimondo. Vogliamo vedere due draghe all'opera che scaveranno a tamburo battente, come ci era stato annunciato, ma, purtroppo, sono convinto che questo non avverrà'.

 

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