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Pubblicato il 30/10/2014 12:12

Il ritorno delle piccole botteghe alimentari

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di Giulia Grilli

Nella sola provincia di Pescara sono ormai otto, si riconoscono da un'appariscente bandiera gialla che sventola a seconda delle correnti d'aria, mentre il marchio è diventato sinonimo di genuinità. Sono gli shop della rete Campagna Amica, fondazione promossa dalla Coldiretti per sostenere l'agricoltura italiana negli ambiti della vendita diretta, del turismo e dell'ecosostenibilità. L'ultimo ad aver aperto le porte è la Bottega Italiana in via delle Gualchiere n.9, a Città Sant'Angelo.

 

Dietro questa avventura c'è l'Azienda Agricola Tenuta Collevecchio, della giovane Alice Collevecchio. Il ritorno alle origini le è stato tramandato dal padre, il signor Savino, che la affianca dedicandosi anima e corpo alla coltivazione delle terre. E' il vero animo pulsante dell'intero progetto, l'ideatore, il promotore, colui che in seguito alla crisi economica ha saputo reinventarsi per la famiglia intera creando un nuovo presente e un futuro per i suoi figli.

 

                

 

La Tenuta Collevecchio comprende 15 ettari situati nella riserva naturale dei Calanchi di Atri, in un programma di sviluppo ambiziosissimo che spazia dalla coltivazione di ortaggi, frutta, cereali, legumi ed erbe spontanee, alla futura costruzione di un ristorante, di un laboratorio di trasformazione alimentare, di dieci camere da letto, di una grotta dedicata a San Francesco e di una suite magica alle spalle di una cascata artificiale.

 

"Sono nato in campagna e quando sono andato via ho lasciato un pezzo di cuore nella casa colonica di Atri dove abitavo con tutta la mia famiglia. Eravamo 20-30 persone, e si viveva dei frutti della terra" racconta Savino. "Ho sempre detto a mia moglie e ai miei figli che mi sarebbe piaciuto tornare alle vecchie origini, e sono riuscito a trasmettere loro la mia passione. Questo è un progetto che coinvolge tutti noi ed è un sogno che piano piano si realizza".

 

 

Dai primi esperimenti per la coltivazione priva di trattamenti chimici alla decisione di vendere direttamente la propria produzione è bastato poco. Il ritorno alla condivisione e ai ritmi lenti e preziosi della natura ha dato vita alla nuova bottega dei Collevecchio.

 

"Mio marito è un uomo tenace!" racconta la signora Rosalba Evangelista, "Quando eravamo giovani fidanzatini mi parlava della nostra vecchiaia in campagna, e io non ne ero tanto convinta. Ma lui non demorde, ed è riuscito a coinvolgerci tutti".

 

Nella piccola bottega è possibile trovare gli ortaggi che il signor Savino raccoglie giornalmente nella campagna, per garantire alla clientela il meglio che la terra è in grado di offrire. La stagionalità è d'obbligo, e il sapore delle verdure che crescono spontaneamente è qualcosa di unico. La passione per la cucina si trasforma poi in passate di pomodoro senza additivi, marmellate, biscotti con farine integrali e mandorle, verdure e tutto ciò che la fantasia mette in atto, sempre secondo le preziose ricette di famiglia che altrimenti andrebbero perdute. E non manca il miele senza bisolfiti aggiunti "l'anno scorso ho fatto nascere quattro api regine" racconta Savino.

 

 

Per quanto riguarda il caseario, i Collevecchio si riforniscono presso un'azienda di Penne. Caciotte, giuncata, ricotta, mozzarelle, primo sale, yogurt. Il filo conduttore è la naturalezza dei prodotti e l'etica delle aziende agricole che fanno parte della rete Campagna Amica. "Non ci rendiamo conto che siamo quello che mangiamo" denuncia Savino, "tutto è trattato con gli ormoni che ingeriamo quotidianamente e che ci intossicano alterando il nostro equilibrio naturale. Bisogna saper attendere i tempi giusti dettati dalla terra, dalle stagioni, e non vivere secondo le regole del dio denaro".

 

Per più di un decennio non si è sentito parlare che di globalizzazione, grande distribuzione, promozioni e low cost. Il potere economico delle grandi catene commerciali ha spazzato via le piccole realtà che da sempre caratterizzavano le abitudini di acquisto degli italiani. Ad accusare maggiormente il colpo sono state proprio le piccole botteghe, dove le casalinghe facevano la loro spesa quotidiana. Dietro c'erano storie umane, ricerca della qualità, abitudini salutari e valori ormai perduti. Ma come sempre accade, la storia si ripete nel tempo, in un ciclo in cui il passato ritorna fino a determinare il presente, perché ciò che è buono sembra destinato a non morire mai.

 

"Si sta perdendo di vista il rapporto umano, c'è un forte individualismo e non si fa più aggregazione" conclude Rosalba. "Una volta ci si ritrovava attorno al tavolo a pranzo e a cena con tutta la famiglia, ed era un rito al quale non si poteva venir meno. Oggi invece non ci si incontra più nemmeno sotto lo stesso tetto. Siamo contornati da oggetti, eppure nessuno è realmente felice. Per questo dovremmo tornare alle vecchie tradizioni per apprezzarle insieme. Le cose genuine hanno un gusto diverso".

 

 

 

Foto di: Giulia Grilli

 

 

© Riproduzione riservata

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