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Pubblicato il 29/05/2015 09:09

Paolo Marchi, una vita da vero goloso

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di Giulia Grilli

Perdersi nei ricordi di una vita, tutti scanditi da un autentico sodalizio con il cibo, per dare forma e parola all'eterno innamoramento che travolge solo il vero goloso. E' così che Paolo Marchi si racconta in XXL, 50 piatti che hanno allargato la mia vita in un'ironica autobiografia presentata lo scorso 18 maggio a Spoltore, nell'innovativo Spazio Di Paolo.

 

Un evento letterario e culinario, quello organizzato da Mario Di Paolo e Sabina De Deo, che ha dato voce al giornalista sportivo, critico gastronomico, ideatore e curatore di Identità Golose. A deliziare il palato dei partecipanti, a seguire, ci hanno pensato due donne d'eccezione: Emanuela Tommolini dell'Osteria Esprì (Colonnella) e Cinzia Mancini della Bottega Culinaria Biologica (San Vito Chietino).

 

 

Non una guida né un libro di ricette, XXL si propone di descrivere un'esistenza trascorsa in compagnia del cibo e regolata dagli incontri con chi vi ruota attorno. E proprio oggi che tutti ci sentiamo esperti in materia di food, travolti dall'accento che i mass media pongono sulla cucina d'autore, dipingendo gli chef come sex symbol e super eroi, sarebbe bene fare un passo indietro e riconoscere chi ha la conoscenza e la sensibilità per svolgere un mestiere e chi no. Perché l'attività del critico non è tutta rosa e fiori e Marchi in XXL ce lo spiega così: "Credo che la vera differenza tra un appassionato gastronomo e un professionista delle critica enogastronomica stia proprio in questo: nel non potersi concentrare solo su quello che piace". E il compito del critico non è solo quello di lodare, ma lo dice il nome stesso, di evidenziare le magagne.

 

La curiosità e la cultura sono elementi fondamentali per non improvvisarsi intenditori di una moda che ha intrappolato l'alta cucina nell'estetica, privandola dei suoi connotati artistici più profondi. Ma abbandonate le vesti seriose del tanto temuto recensore, Marchi ci accompagna tra aneddoti divertenti, sfide all'ultimo boccone, ricordi delle tradizioni anni '80, come le famosissime pennette alla vodka, e riflessioni personali che, velate da un'innata capacità di sintesi, risultano essere piene di significati.

 

 

 

Numerosi i rimandi al talento dei francesi nell'essere in grado di valorizzare le eccellenze e farle diventare calamite per il turismo e la ristorazione, mentre "noi italiani possiamo mugugnare all'infinito, possiamo vantarci di avere formaggi ottimi e vini altrettanto importanti, possiamo rinfacciare loro (ai francesi) di essere gli inventori della pizza o del caffè, resta però il fatto che loro vanno fieri di ciò che producono, mentre noi distruggiamo tutto, seppellendo ogni buona azione sotto un mare di invidie, critiche e miopia". E come dargli torto?

 

D'altronde in questo paese facciamo ancora fatica a distinguere il mangiare tra il nutrimento quotidiano e l'esperienza sensoriale, quest'ultima accomunata spesso alla sessualità da un Marchi che non nasconde mai i veri piaceri legati alla buona cucina: "Credo che poche cose come il cibo abbiano una valenza erotica. Quando si prepara un pasto per qualcuno, poi, si lanciano dei messaggi ben precisi".

 

Non potevano mancare piccoli cenni sulla storia moderna della gastronomia nazionale e internazionale che nel libro scorrono in una narrazione fluida che si snoda tra i grandi della cucina. Marchesi, Adria, Bras, Scabin, Santini, Alajmo, Bottura, Cerea, Romito, solo per citarne alcuni: personalità geniali, ognuna distinta dall'altra per creatività, estro e capacità tecniche. A loro il compito di istruire le nuove generazioni scalpitanti, svelando i sacrifici, la passione e le fatiche necessarie per raggiungere i traguardi più significativi.

 

 

A condire il tutto ci pensano 25 ricette, le cui descrizioni attente ma semplici ci lasciano immaginare il critico danzare tra i fornelli, lui che è amante delle preparazioni lunghe, come i risotti mantecati, e mai di un velocissimo piatto di spaghetti. Perché la sua innegabile relazione con il cibo passa dalle cucine dei ristoranti a quella di casa.

 

E dopo aver trascorso anni a braccetto con il mondo gourmet, qual è il menù preferito di Marchi? "Per me è formato da cinque portate: il baccalà mantecato, il risotto alle cipolle, il rognone in qualsiasi modo, il piccione arrosto e una torta di mele". Alla fine essere golosi vuol dire saper godere anche delle cose più semplici.

 

 

Foto: Spazio Di Paolo

 

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