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Pubblicato il 22/05/2015 09:09

Womankind, ciò che le donne non dicono

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di Giulia Grilli

Il mondo femminile è pieno di sfumature misteriose, a volte invisibili a occhio nudo, altre talmente troppo evidenti da rimanere comunque incomprese. La voce delle donne spesso si fa silenziosa, piena di significati ma priva di parole, in un dialogo intimo in cui l'unico interlocutore è l'anima di chi sa ascoltare. Descrivere una realtà così complessa, e a tratti contorta, è diventato l'obiettivo di Mara Patricelli, giovane fotografa pescarese. Il suo progetto Womankind è stato esposto al Rosadonna Festival, che si è tenuto al Museo Vittoria Colonna di Pescara dal 14 al 17 maggio.

 

Cinquanta donne, ognuna con la sua storia, con le sue speranze, con le sue cicatrici. Tutte immortalate in un'immagine che racchiude l'essenza della loro individualità. I volti, spaccati a metà, fanno da cornice allo scatto principale, delineando quella dualità in cui l'essere si scinde per ricomporsi in un unico soggetto.

 

"Tutto è nato da una chiacchierata con una mia amica che, volendo raccontare le sue pene sentimentali in una performance video, mi ha spinto a riflettere sulla nostra natura" spiega Mara. "Così ho deciso di immortalare le donne per descrivere i loro sentimenti, le ambizioni, le paure, le gioie, i dolori, i sogni, realizzati o da realizzare".

 

 

E' bastato un evento su Facebook per sponsorizzare il progetto, ed ecco l'interesse delle abruzzesi pronte a intervenire per dar voce alle loro emozioni. "Ogni donna ha voluto raccontarsi in un modo diverso, decidendo un luogo e una situazione per rappresentare ciò che voleva esprimere. Addentrarmi nelle loro individualità è stata la parte più complessa, perché questo non è un lavoro tecnico, bensì introspettivo" aggiunge Mara.

 

"Si è creata una bellissima unione tra tutte noi, accomunate dalla volontà di iniziare a far sentire e a far capire alle persone che le donne, a volte, hanno una libertà solo apparente. Per questo sono determinata nel voler portare avanti Womankind, con l'idea di rivolgermi in futuro a paesi come l'Africa o l'India, per descrivere altre vite, altre sofferenze e altri sogni. Malgrado le differenze culturali e geografiche, sono sicura che il filo conduttore del nostro modo di essere sia l'emozione, che ci accomuna in ogni parte della Terra".

 

Tra gli scatti di più forte impatto, Mara ricorda quello di Noemi, immersa in una vasca da bagno, avvolta da una candida veste e raccolta in un intimo abbraccio, che ha voluto inscenare la sua rinascita dopo aver superato un momento particolarmente turbolento. E ancora Daniela che, pungendosi volontariamente con un cactus, ha deciso di dare forma al concetto di autolesionismo inteso sia a livello emotivo, che nell'aspetto fisico.

 

 

 

 

Nelle altre immagini l'intimità femminile traspare nella dimensione più personale, tra lettura, danza, musica, natura, oltrepassando le ferite e affermando una tranquillità inattesa. "Dopo questo lavoro ho potuto constatare che la parte predominante dell'anima della donna è il desiderio di libertà" racconta la fotografa, "perché tutte, in un modo o nell'altro, hanno voluto esprimere la loro indipendenza, sia quella già raggiunta che quella tanto anelata. Le donne si rivelano solitarie, in pace con il proprio essere, e rivendicano autonomia allontanandosi dal clichè che le vuole madri e mogli. La serenità, per loro, è l'obiettivo primario".

 

Mara ha deciso di dedicare Womankind a sua madre e sua nonna, le due figure femminili più importanti della sua vita, che continuano ad appoggiarla e sostenerla nella sua scelta, quella di narrare con le immagini fotografiche la realtà che ci circonda. "Loro mi hanno insegnato a essere donna e continuano a darmi forza ogni giorno".

 

 

"Dopo essermi addentrata in tante vite diverse, ascoltando le storie più intime, ho bisogno di riappropriarmi della mia identità. Avrei voluto inserire anche uno scatto che descrivesse la mia essenza, ma in questo momento mi sento in una fase di transizione. Questa esperienza mi ha arricchito enormemente facendomi sentire molto più compresa e aiutandomi a superare le barriere delle apparenze".

 

Ma alla fine come si può riassumere l'essere femminile? "E' un insieme di sensazioni ed emozioni" conclude Mara, "e credo che tutto si possa racchiudere in un'unica parola, amore. Le donne involontariamente amano in modo incondizionato, regalando e preservando la vita con naturalezza e spontaneità".

 

 

 

 

 

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